Smart Working: scenario 2022

Nelle aziende italiane e nella PA si è diffusa una nuova modalità lavorativa: parliamo dello Smart Working, dapprima adottato dalle aziende per necessità, sta divenendo via via un modello strategico. Quando si pensa allo smart working è necessario fare attenzione tra “lavoro da remoto” e “ufficio”. Esistono varie formule e diversi modelli ibridi, che prevedono un regime misto tra presenza in ufficio e remote working.

Sfruttando la Mobility, la Unified Communication & Collaboration e il social computing – lo smart working favorisce la produttività individuale e favorisce nuovi modelli di lavoro più efficaci ed efficienti da l punto di vista dell’organizzazione e fruizione di tempo e spazio. Una della principali caratteristiche dello Smart Working è il forte cambiamento culturale aziendale: restituire alle persone una maggiore flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari di lavoro e degli strumenti da utilizzare per svolgere le proprie attività lavorative significa creare organizzazioni più flessibili, introdurre approcci di delega e responsabilizzazione delle persone sui risultati, favorire la crescita dei talenti e l’innovazione diffusa.

Secondo le ultime rilevazioni dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, l’adozione di un modello “maturo” di Smart Working può produrre un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore. Considerando che il numero di potenziali lavoratori in Smart Working è di 5 milioni (circa il 22% del totale degli occupati) e che gli Smart Worker a oggi sono 305mila, ipotizzando che la pervasività dello Smart Working possa arrivare al 70% dei lavoratori potenziali, l’incremento della produttività media in Italia si può stimare intorno ai 13,7 miliardi di euro.

Ma i benefici non sono solo per le imprese: per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti e per l’ambiente, invece, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno, considerando che in media le persone percorrono circa 40 chilometri per recarsi al lavoro e ipotizzando che facciano un giorno a casa di lavoro da remoto.

 

Lo Smart Working e il Decreto Rilancio: forzatura od opportunità?

L’articolo 96  del 14 maggio 2020, varato dal Governo Conte, ha sancito che lo Smart Working è un diritto per chi ha figli sotto i 14 anni. Tuttavia lavorare in maniera flessibile non deve essere intesa come una soluzione temporanea figlia di una forzatura momentanea, bensì come una nuova modalità di lavoro che presenta numerosi vantaggi.  Anche le istituzioni sono ormai consapevoli dell’importanza che ha oggi dare la possibilità ai dipendenti di lavorare in modo flessibile rispetto al luogo e all’orario attraverso l’uso delle tecnologie digitali, proprio in virtù degli effetti positivi riscontrati in termine di qualità di lavoro in smart working.

 

Come impostare la formula vincente

Lo smart working non può essere improvvisato: è importante pensare di mettersi sia nei panni dell’azienda che decide di adottare l’approccio di lavoro da remoto, sia nei panni degli individui. In generale ciò che un’azienda richiede per funzionare al meglio anche per chi lavora da remoto è:

 

  1. uno strumento di comunicazione istantanea, chiamate e video conferenze come Slack, Zoom, Google Meet, Microsoft Teams e Skype.
  2. uno strumento che consenta la condivisione e modifica di contenuti strutturati, nonché l’archiviazione degli stessi, come Dropbox, Google Drive.
  3. uno strumento che tuteli la sicurezza dei dati
  4. VPN aziendale
  5. una dotazione IT che consenta di far fronte a tutte le esigenze: cuffie per i meeting, webcam, microfono, ecc.

 

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